le storie del Circolo Eccentrico #13

#13 Lo strano caso di August Engelhardt

una storia di teste dure e noci di cocco

Il Sole, Dio e la noce di cocco sono come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo

Nel 1902, uno studente di nome August Engelhardt salpò dalla Germania con una valigia piena di libri e una missione particolare: creare un nuovo Eden sulle coste assolate di Papua Nuova Guinea. Sapeva che il paradiso esisteva sulla terra, da qualche parte lungo l'equatore, e la chiave della felicità era semplice: abbandonare i propri beni terreni, trasferirsi su un'isola tropicale, diventare nudisti e mangiare solo noci di cocco. 

Sulla piccola isola di Kabakon, appena acquistata con la sua piantagione di palme da cocco, Engelhardt stabilì un culto chiamato Sonnenorden, o Ordine del Sole: una religione che ruotava attorno all'adorazione del Sole, che considerava l'ultimo datore di vita, e delle noci di cocco, che credeva fossero le piante tropicali transustanziazione della stessa carne di Dio. Come afferma Christian Kracht, l'autore di Imperium, un racconto di fantasia basato sulla vita di Engelhardt, "Per Engelhardt, il Sole, Dio e la noce di cocco erano più o meno la stessa entità santa e indivisibile, proprio come la trinità di Padre, Figlio e Spirito Santo lo sono nel cattolicesimo”. 

I precetti di Sonnenorden sono meticolosamente delineati nella raccolta di scritti di Engelhardt, intitolata A Carefree Future: The New Gospel, ossessivamente incentrata sulla noce di cocco; teorie stravaganti che esaltano le virtù del frutto e adoranti poesie misticheggianti con titoli come "Lo spirito del cocco" e "Come diventare una palma da cocco". Una poesia, intitolata "Madre cocco", inizia: "Noce di cocco, nobile principessa e benevola madre degli uomini, somiglianza di Dio che sei e divinità a forma di pianta".

Il punto cruciale dell'ossessione per il cocco di Engelhardt era radicato su una sottile e originale osservazione: il cocco, con la sua forma sferica e il guscio peloso, è il frutto che più assomiglia alla testa umana. Pertanto, è il frutto ideale per l'alimentazione umana. “Possiamo aspettarci da Dio che abbia creato il nostro cibo a forma delle nostre teste”, ragiona Engelhardt. Le noci di cocco sono "teste umane vegetali e da sole costituiscono il giusto nutrimento per ogni uomo".

August Engelhardt nel suo rifugio

Kabakon ai tempi della dominazione tedesca

Nonostante l'aspirazione di Engelhardt a diffondere il suo nuovo vangelo del cocovorismo il suo culto attirò solo una manciata di seguaci. In totale non più di quindici discepoli tedeschi si unirono a Engelhardt in una vita di tranquilla devozione isolana. Insieme prendevano il sole per diverse ore al giorno, nuotavano nelle fresche acque del Pacifico e mangiavano il loro frutto sacro. 

L'ideologia di Engelhardt, sebbene stravagante, nasceva da alcune correnti filosofiche più strutturate che attraversavano la Germania alla fine del 1800. 

Disilluso dallo stato della società nell'Europa dell'era vittoriana, un gruppo di intellettuali promosse un movimento chiamato Lebensreform, o riforma della vita, una filosofia considerata l'antenata ideologica degli hippy e del moderno movimento per il cibo biologico. I sostenitori della Lebensreform credevano che gli uomini dovessero vivere vicino alla natura, seguire diete vegetariane rigorose, astenersi dal tabacco e dall'alcol ed essere nudisti. Alcuni si riunirono nelle prime prime comuni improvvisate in Germania o seguirono un altro "profeta", Gusto Gräser, al Monte Verità in Svizzera per sperimentare nuovi stili di vita.

August Engelhardt (a destra) con il suo amico August Bethmann e sua moglie Anna Schwab a Kabakon nel 1906.

Il culto del cocco di Engelhardt ebbe comunque vita breve. A quanto pare, il paradiso non è privo di pericoli, né l'uomo può vivere solo di noci di cocco. Molti seguaci infatti, non abituati al clima caldo e alla rigida dieta a base di cocco, morirono o contrassero la malaria. Anche Engelhardt si ammalò gravemente e, nonostante la sua guarigione, il culto si sciolse spontaneamente; disilluso dalle disastrose realtà del nuovo Eden, il resto del gruppo tornò in Germania. Engelhardt attribuì le malattie dei suoi seguaci alla loro deviazione dalla dieta del cocco: erano i dolci frutti tropicali che avevano consumato oltre al cocco che li avevano fatti ammalare. Era  ormai un nudista emaciato, trattato come una specie di pazzo solitario dai turisti in visita che occasionalmente gli chiedevano di posare con loro per le foto ricordo.

Engelhardt con il pianista Max Lützow, suo seguace.

Si sa poco del destino dello stesso Engelhardt. È opinione diffusa che sia morto intorno ai 40 anni, diciassette anni dopo aver messo piede sull'isola. Sebbene non rimanga traccia di una tomba o di un memoriale, si ritiene che il suo corpo sia stato scoperto sulle coste di Papua Nuova Guinea nel maggio del 1919. Al momento della morte pesava solo 30 chili ed era coperto di vesciche. 

Potrebbe essere facile liquidare Engelhardt come un pazzo prepotente, un eccentrico squilibrato o un leader di una setta di folli. Ma, secondo Kracht, è un personaggio che, in qualche modo, chiede la nostra attenzione e simpatia. Engelhardt nei suoi scritti ci racconta di un'infanzia profondamente infelice e di abusi fisici subiti da parte dei suoi genitori. Da adulto era un uomo timido e insicuro che credeva di essere brutto e irrimediabilmente goffo con le donne. Kracht insomma vede in Engelhart un visionario artistico e fuorviato, che sperava di trascendere i limiti dell'inflessibile società vittoriana. 

E in un certo senso l'eredità di Engelhardt sopravvive: è difficile non tracciare parallelismi tra la sua storia e quella di molte nostre contemporanee mode alimentari fanaticamente seguaci del cibo biologico a Km zero.  L'unica differenza è che oggi è diventato un business... tutto l'opposto della visione utopistica del nostro cocc(i)uto August.