una storia di jet supersegreti e bombe poco intelligenti
Viaggiamo indietro nel tempo, precisamente al marzo 1945. Un periodo un tantino caotico, diciamolo, soprattutto per un certo Terzo Reich che si avviava a chiudere bottega. Ma anche nei momenti più bui, c'è spazio per le sorprese e l'innovazione!
Il 7 marzo 1945, gli Alleati hanno appena messo le mani su un ponte cruciale per attraversare il Reno e dilagare sul suolo tedesco, il ponte di Ludendorff a Remagen al confine tra Germania e Paesi Bassi. Il ponte, nel giro di pochissimi giorni, diventa l'obiettivo singolo più difeso di tutta la storia, in particolare dagli attacchi dall'aria. Più contraerea lì che ovunque sulla faccia della Terra. Un vero nido di vespe metalliche pronte a sputare fuoco contro chiunque osasse passare. E i tedeschi? Beh, non sono contenti. Per nulla. Decidono quindi di buttare tutto quello che hanno su questo ponte: artiglieria, commando subacquei , bombardieri, caccia... uno spettacolo pirotecnico apocalittico.
Il ponte di Ludendorff nel marzo 1945
Ma la mossa della disperazione, quella veramente rivoluzionaria, arriva dal cielo con uno stridulo ululato. I mitraglieri Alleati alzano lo sguardo e rimangono a bocca aperta. Non vedono eliche, solo scie e velocità. Roba che sfreccia giù a oltre 750 Km/h in una elegante leggera picchiata: sono gli Arado Ar 234 (bombardieri medi) e i Messerschmitt Me 262 (caccia-bombardieri). Sono le wunderwaffen , le armi miracolose che il Terzo Reich aveva messo a punto per ribaltare l'esito ormai segnato della guerra. L'era dei jet era appena iniziata e quello era il loro battesimo del fuoco contro un bersaglio fisso, il ponte di Remagen.
Attaco a Remagen - Masao Satake - Flikr
Questi nuovi aerei sono una meraviglia della tecnologia germanica. Sfrecciando ad oltre 700 Km/h la velocità era la loro migliore difesa. Riuniti in un'unità speciale segretissima, un gruppo di piloti sceltissimi si addestra per questa nuova, letale arma e sono talmente coraggiosi da prepararsi al tuffo proprio in quel nido di mortali vespe metalliche dell'antiaerea.
Pensate al colpo d'occhio: i piloti degli Arado sedevano in una cabina completamente vetrata e con una vista eccellente. Ottima per ammirare lo spettacolo: il cielo era letteralmente infuocato dalle esplosioni della contraerea. Un vero calderone. Tuffarsi lì dentro? Sembrava morte certa. E, infatti, i pochi jet che tornarono erano danneggiati dalle schegge. La velocità aiutava, certo, ma non faceva miracoli contro il muro d'acciaio che saliva da terra.
E le bombe? Beh, c'erano. Belle pesanti, da 1000 kg. Ma erano... come dire... stupide. All'epoca ovviamente niente guida laser, niente GPS, niente suggerimenti dall'intelligenza artificiale. Solo metallo che cade. I tedeschi, in realtà, avevano già bombe guidate come la "Fritz X", manovrata via radio. Ma i nuovi jet, così snelli e veloci, non potevano portarsi dietro quegli ingombranti giocattoloni tecnologici. Peccato. Forse sarebbe stato utile.
Perché, amici miei, nonostante la velocità, la bravura dei piloti scelti, la visuale mozzafiato e il muro di fuoco affrontato... indovinate un po'?
Sì, avete letto bene. Davvero un fallimento completo, peraltro con perdite devastanti tra i sofisticatissimi aviogetti e gli ancora più preziosi, valorosi e addestratissimi piloti.
Insomma, i tedeschi avevano inventato una tecnologia fantascientifica con questi jet, ma non avevano ancora capito come usarla. Mancavano le tattiche giuste, mancavano le armi giuste. E, diciamocelo, cercare di perfezionare una tecnologia rivoluzionaria mentre stai perdendo una guerra su tutti i fronti, con scarsità di uomini, carburante e pezzi di ricambio, forse non è la situazione ideale.
Quindi, la prima incursione aerea a reazione fu davvero un impressionante insuccesso dal punto di vista tattico. Ma almeno ci ha mostrato il futuro! Un futuro velocissimo, infuocato e sanguinoso che però forse non avremmo proprio voluto vedere...
Con un'ultima disperata genialata i Tedeschi lanciarono persino i loro missili V-2 contro il ponte. Quelli erano la punta di diamante della tecnologia missilistica dell'epoca, creati per colpire Londra e progenitori dei primi mezzi spaziali. Peccato che il loro sistema di guida giroscopico fosse... rustico. Londra era grande centinaia di chilometri quadrati e non serviva grande precisione. Il ponte era largo appena un decina di metri. Così la maggior parte delle V2 finì per cadere su villaggi civili a chilometri di distanza. Uno solo ci si avvicinò, ma mancò la struttura principale di 500 metri. Un altro disastro.
Arado Ar 234
Messerschmitt Me 262
Missile V2 sulla rampa di lancio.
Ma torniamo al nostro bel ponte Ludendorff a Remagen. Tutto a posto dunque? Sì, certo serve metterci qualche toppa, ma in fondo ha resistito ad ogni tentativo dei Tedeschi di farlo saltare e ormai sembra pronto a fare il suo dovere facilitando il passaggio delle armate anglo-americane.
E invece proprio qui che casca l'asino, anzi il ponte. Il pomeriggio del 17 marzo mentre, dopo le prime riparazioni, i reparti Alleati iniziavano ad attraversarlo il ponte improvvisamente collassò crollando nel Reno.
Niente paura, nel frattempo i genieri avevano costruito ben otto passaggi provvisori nelle vicinanze e quindi l'avanzata alleata non venne compromessa.
Il ponte non fu più ricostruito. Oggi le torri sulla riva occidentale del Reno sono state riconvertite in un museo dedicato alle vittime della battaglia e alla pace visitato da 25 000 persone ogni anno.
E ora un poco di videosimulazioni.
Seguite la missione di attacco degli Arado Ar 234 al ponte ricostruita con il flight simulator bellico "IL-2 Sturmovik: Great Battles"
Sulla vicenda della battaglia per la conquista del ponte nel 1969 è stato anche realizzato un buon film per la regia di John Guillermin, con un ricco cast internazionale.
La pellicola, dai toni antimilitaristi, si concentra però sulla battaglia svoltasi a terra sulle sponde del fiume e le vicende dei nostri velocissimi jet non vengono raccontate.